Il progetto si riferisce alla realizzazione di una residenza attiva per persone con lieve disabilità ed è stato ideato e curato dall’associazione UROBURO insieme alla Cooperativa Lambro e all’associazione di volontariato Q.d.V.
CONTESTO PROGETTUALE
Da anni le tre organizzazioni si occupano di disabilità nel territorio monzese. Dall’esperienza diretta, dai tavoli di rete, fra i quali il progetto TikiTaka, ai quali partecipano, dall’analisi e messa in comune di queste informazioni si è potuto constatare che:
Monza, città di circa 120.000 abitanti, non dispone di sufficienti servizi residenziali per persone adulte con disabilità. Attualmente in città esistono: una RSD, dedicata a persone con elevato grado di fragilità; due comunità alloggio; due servizi di residenzialità per l’autonomia (appartamenti protetti), realtà con le quali già si collabora attraverso il progetto TikiTaka. Mancano dunque offerte abitative per le persone con disabilità più lieve, che attualmente in caso di emergenza devono necessariamente essere inserite in queste realtà a più alta protezione ed a più alti costi.
È importante trovare soluzioni sostenibili che, rispettose delle diverse esigenze e possibilità delle persone disabili, siano economicamente meno gravose per le finanze pubbliche che potrebbero quindi essere impiegate in servizi per le fragilità più elevate.
Non si deve poi dimenticare la valenza sociale nel coinvolgere il più possibile la comunità nel sostegno a queste soluzioni e proposte in quanto “dove vive meglio il disabile, vivranno meglio tutti” – (Vincenzo Zoccano – sottosegretario di Stato per la Famiglia e la disabilità).
Si coglie un forte bisogno di un accompagnamento delle famiglie nel costruire un progetto di vita per i propri familiari con disabilità, non solo per il “dopo di noi”, che spesso viene percepito come misura di ripiego e di emergenza, con tempi ristretti per risolvere situazioni determinanti.
La presenza di un figlio disabile porta spesso ad un progressivo isolamento dalle reti amicali e sociali: nel tempo questa solitudine aggrava ed acuisce le problematiche e rende ancor più faticoso affrontare il futuro dei propri figli in modo costruttivo.
Si vuole passare dalla logica del ‘dopo di noi’ a quella del ‘durante noi’: progettare la propria adultità costruendo sulle funzionalità e potenzialità che si possiedono, in un’ottica positiva. Vivere in autonomia non significa abbandonare la famiglia di origine, ma avere consapevolezza del proprio ruolo in essa e nella vita della comunità.
Il progetto di Uroburo è collocato nell’ambito di iniziative e progettazioni all’interno di TikiTaka, rete progettuale finanziata da Fondazione Cariplo che mira a creare un tessuto sociale che renda vivibile la città da parte delle persone portatrici di disabilità o di fragilità.
La Residenza
Il comune di Monza attraverso un bando pubblico ha concesso a Uroburo in diritto di superficie per 30 anni, in cambio della sua ristrutturazione, l’immobile “ex asilo” sito in Monza via Cederna. L’immobile, abbandonato da circa 20 anni, si trova in zona centrale rispetto al quartiere di Cederna, un quartiere che risulta molto attivo, ben servito dai mezzi pubblici e sul quale stanno confluendo una serie di investimenti importanti per renderlo ancora più vivibile.
Un’ala dell’edificio è destinata a centro civico di quartiere e quindi luogo di iniziative sociali e culturali; nell’ala opposta alla residenza c’è un vecchio teatrino che sarà oggetto di ristrutturazione e rilancio da parte dell’amministrazione comunale. Di fronte alla struttura si trova la parrocchia con la quale vi sono ottimi rapporti.
Per entrare gradualmente nel tessuto sociale del quartiere, senza arrivare da sconosciuti Uroburo ha già avviato a fianco della Chiesa parrocchiale l’iniziativa di un orto di quartiere chiamato “Grani di Pepe”. La Parrocchia ha dato in concessione il terreno che, dopo anni di abbandono e un’impegnativa opera di pulizia, è ora curato e coltivato sia da volontari che da disabili che sperimentano la fatica di seminare, coltivare, raccogliere i frutti della terra e questi ultimi al contempo sviluppano le loro doti di autonomia. Sono stati organizzati laboratori con la Cooperativa Lambro, la scuola elementare e media ed è inoltre attiva una collaborazione con l’Istituto Borsa. “Grani di Pepe” è diventato un luogo di incontro per gli abitanti di Cederna, alcuni si fermano a dare una mano, colgono i prodotti dell’orto, lasciando un contributo economico che permette di migliorare e diversificare la produzione. Questo progetto ha permesso di avvicinare tante persone, sensibilizzare al tema disabilità e intessere rapporti utili per la futura residenza , sia a livello di possibili volontari che di buon vicinato con abitanti ed esercizi commerciali della zona.
Significati culturali
La centralità della persona adulta da diritto proclamato a diritto sostanziale:
occorre creare le condizioni perché si realizzi per ciascuna persona il desiderio di autonomia, di differenziazione dalla propria famiglia. L’abitare da soli diventa una tappa importante che non può essere pensata solo come risultato di avvenimenti negativi della vita ma fa parte di un processo di crescita pensato e realizzato per tempo.
Dove, come, quando e con chi realizzare la propria vita autonoma fa essere inquilino di una casa (non un utente o un ospite):
- La persona disabile ha bisogno non solo di risposte tecniche, non solo di essere gestita dai servizi, non solo di vivere in contesti separati ma di essere protagonista delle scelte che la riguardano. Con realismo si dovranno considerare le compromissioni, le fragilità, i comportamenti problematici e con competenza e fantasia si troveranno proposte e soluzioni
- La casa in cui abitare e da vivere con altri diventa il luogo dove le relazioni si condividono all’interno per aprirsi al contesto cittadino, la comunità di Cederna in particolare.
- Non è quindi un servizio in cui vengo inserito ma scelgo di viverci e non è una prestazione di cui usufruisco ma un luogo in cui il mio contributo è fondamentale.
“Il concetto di abitare pone l’attenzione sulla costruzione di progetti personalizzati in cui si può scegliere tra diverse soluzioni residenziali non solo misurate per l’efficacia gestionale, ma anche indicatori della qualità della vita adulta e di relazione” (da “la persona disabile: presa in carico, vita autonoma e sistema dei servizi – Caritas Ambrosiana)
Visione dello stato sociale
- “La comunità, i mondi locali, i territori possono costituire ambiti privilegiati per costruire condizioni di sviluppo economico, per sperimentare cambiamenti e promozioni di legami sociali” (Manoukian F. – APS Milano).
- La complessità dei disagi sociali, la necessità di superare la logica di risposte e interventi per categorie, l’attivazione di risorse personali e comunitarie che non si aspettano soltanto soluzioni certe e definitive da parte di qualche Ente, richiede la fatica e la consapevolezza da parte di tutti che “Nessun uomo è un’isola”. I problemi del vivere riguardano tutti, tutti siamo chiamati in causa per cercare una migliore qualità della vita.
- Tutti dobbiamo contribuire, senza dare deleghe totali, a comprendere i disagi e le fragilità, a individuare percorsi condivisibili, a proporre interventi e soluzioni sostenibili nel tempo. Queste soluzioni devono poter essere riviste e modificate perché è la relazione tra le persone che cambia, cresce, fa crescere e quindi modifica.
- Lo stato sociale è un investimento e non solo un costo (“vincere la povertà con un welfare generativo” – Rapporto della fondazione Zancan 2012).
Il prendersi cura delle persone è un investimento se:
- Ha lo scopo di far uscire le persone, ogni volta che ciò sia possibile, da un sistema assistenziale “a vita”;
- Riconosce i diritti della persona ma chiede ad essa di “spendere i suoi doveri”; la protezione e la difesa dei diritti richiede un investimento in doveri di solidarietà;
- Ad ogni persona, anche la più fragile e debole vanno riconosciute dignità e capacità: a ciascuno va chiesto di contribuire al bene comune perché questo sia goduto da tutti, anche da quelli che ne avranno bisogno in futuro;
- L’aiuto, il sostegno, il riconoscimento dei diritti non può essere condizionato dalle risorse ma va perseguito con la capacità e l’inventiva di generare risorse a vantaggio di tutti. Il lavoro dei volontari, degli inquilini di UROBURO, della comunità va riconosciuto come lavoro a “rendimento sociale”.
Parole chiave
Alcune parole assumono in questo progetto una particolare rilevanza: richiedono un percorso di definizione perché è sul significato condiviso di queste parole che si potrà realizzare e valutare il progetto UROBURO.
Abitare una casa è ritrovare in essa ogni giorno le proprie cose, i propri spazi i propri legami.
Come si vive in una casa abitata da una famiglia numerosa? Come si cresce? Come ci si allontana?
Fragilità come condizione di cui ogni persona fa esperienza.
Come la si vive? come la si riconosce? Come la si supera? Come la si coniuga con l’autonomia? E autonomia è far da sé e non dipendere da nessuno o imparare di cosa si ha bisogno?
Protezione e sicurezza sono bisogni che ognuno chiede per sé.
A chi chiederle? Sempre solo alla famiglia? Ai servizi sociali? E la libertà personale come si può esprimere e realizzare in contesti protetti?
Cura delle relazioni e dei luoghi
È spontanea o si impara? Come si passa da relazioni famigliari a relazioni amicali e affettive? Come curo i miei spazi perché siano disponibili anche per altri? Come vivo la mia privacy, i miei impegni, i miei hobby?
Progettazione
Avere in mente la storia delle persone che entrano con le loro difficoltà e le loro risorse e su questo, insieme progettare il migliore inserimento possibile ed il loro percorso all’interno della casa diventa un elemento vincente perché si ha esattamente il polso della situazione in modo strutturato e oggettivo di tutti gli ospiti.
Componente educativa
Colazione, pranzo e cena sono momenti altamente educativi dove si può giocare la relazione in modo efficace per creare legame e partecipazione. La presenza all’interno del progetto della Lambro, con le sue figure professionali, oltre ovviamente a quella fondamentale dei volontari, garantisce tutto questo. L’educatore conosce le persone e le loro difficoltà e sa come intervenire nel modo più appropriato per evitare per esempio che una situazione di difficoltà possa degenerare e causare conflitto che diventi poi più difficile da gestire. I ragazzi che entrano nella casa hanno, pur lievi che siano, delle difficoltà e queste difficoltà devono essere il nostro punto di forza (perché ci lavoriamo insieme) e non un punto di debolezza perché non sappiamo come gestirle.
OBIETTIVI DEL PROGETTO
OBIETTIVI GENERALI
– Recuperare la fruibilità di un immobile comunale abbandonato da anni e in via di decadenza, mantenendone le caratteristiche artistiche e storiche, migliorando la sua efficienza energetica e ridando un senso alla “cosa comune” che diversamente sarebbe destinato al progressivo degrado.
– Operare un cambiamento culturale di prospettiva: la residenza è intesa come “CASA” e non come servizio. È uno spazio di vita in cui le persone con disabilità si inseriscono nel vissuto sociale del quartiere costruendo relazioni di buon vicinato in un contesto di normalità.
– Creare nell’ambito della residenza una comunità che cura, favorendo un’ottica di valorizzazione delle persone partendo dalle loro potenzialità e non dalle loro fragilità: riunire in una sola sede persone portatrici di bisogni differenti, favorendo la collaborazione tra tutti i residenti. Un posto dove ognuno dà per quello che può e riceve per quello che serve. Un luogo dove vivere e poter potenziare e sperimentare le proprie abilità.
– Offrire percorsi di avvicinamento alla vita indipendente delle persone con disabilità, sia per loro stesse, con palestre di autonomia e percorsi educativi di costruzione delle competenze e delle abilità di vita quotidiana, sia per i loro familiari, con un accompagnamento guidato alla costruzione di un progetto di vita condiviso.
– Creare un servizio flessibile e personalizzabile, un contesto domestico dotato di livelli di protezione differenziati e gradualmente modificabili secondo il bisogno, capace di auto-sostenersi dal punto di vista economico e quindi libero dai vincoli che imporrebbe la dipendenza dal finanziamento pubblico.
– Creare un’offerta abitativa con costi minori, una protezione non eccessiva, fatta anche per il tramite dei volontari e degli altri inquilini della casa, in un mutuo aiuto, permette sia ai disabili residenti che all’ente pubblico una riduzione dei costi.
OBIETTIVI SPECIFICI
– Ristrutturare l’edificio in concessione, ricavando, nel rispetto delle indicazioni della Sovrintendenza alle Belle Arti, moduli abitativi differenziati, collegati fra loro:
- Un appartamento protetto, sviluppato su due piani, nel quale possano alloggiare 8 persone disabili in microcomunità, l’appartamento può anche essere divisibile in due moduli da 4 persone.
- Due monolocali da destinare a Studenti che, anche in cambio di un canone calmierato, si rendano disponibili, a occuparsi dei vicini più fragili
- Un bilocale per una famiglia o persone in difficoltà abitativa che fungano da custodi sociali della struttura e delle persone
- Un seminterrato per i servizi comuni
- Sottotetto
– Avviare un servizio di residenzialità leggera dedicato a persone con disabilità lieve: offrire la possibilità di una vita autonoma con accompagnamento personalizzato e graduale a 8 residenti da inserire negli appartamenti. I residenti disabili saranno ospitati con contratto di comodato e si divideranno le spese vive.
– Affittare gli altri alloggi a persone (studenti / singoli / una coppia) che, in cambio di affitti calmierati e vantaggiosi, si inseriscano attivamente nella vita della nuova comunità condividendone il progetto.
Questo risponde all’esigenza della casa
- a) di avere una presenza stabile e garantire un ambiente protetto
- b) di rispondere a situazioni di fragilità del quartiere destinando l’uso degli appartamenti a persone /famiglie in difficoltà.
– Offrire una palestra di autonomia agli altri Enti della rete TikiTaka nel periodo in cui la residenza non è ancora stabilmente e pienamente occupata poiché la struttura è modulata su due piani che permettono una gestione sia condivisa che indipendente.
– Garantire il pieno inserimento delle persone che abitano la casa nella vita sociale del quartiere e della città, con iniziative inclusive, educando la comunità cittadina alla percezione delle persone con disabilità come capitale umano portatore di risorse e valore.
– Valorizzare l’apporto del volontariato alla costruzione della comunità, in particolare per la gestione della casa, dell’orto di quartiere e di eventuali altri laboratori.
STRATEGIA D’INTERVENTO
- Ristrutturazione dell’immobile
- Percorsi educativi di avvicinamento alla residenzialità
- Avvio della casa e inserimento graduale dei residenti
- Organizzazione della vita domestica
- Integrazione nella comunità e nel quartiere.
La prima fase del progetto, nonché la più impegnativa dal punto di vista finanziario, è la ristrutturazione dell’immobile ricevuto in concessione.
Il reperimento dei fondi avverrà partecipando al Bando di Fondazione Cariplo che sostiene progetti di questo tipo, una parte con finanziamento dalla Cooperativa Lambro, accensione di un mutuo, raccolta di donazioni anche frutto della campagna ‘adotta una piastrella’ per la composizione di un mosaico che rappresenta la casa e con altre iniziative già effettuate e in via di programmazione (cene benefiche, eventi, giornate di attività all’orto…)
L’immobile consiste in un edificio di due piani, più seminterrato e sottotetto.
– Piano rialzato: si compone di duplice ingresso a destra e a sinistra; dalla parte sinistra è prevista anche una piattaforma elevatrice, nell’atrio si accede all’ascensore, al bilocale, alla sala comune e alla terrazza; l’appartamento protetto comprende due camere da letto doppie (nr. 4 posti), due bagni, la sala comune che si affaccia sulla terrazza, ripostiglio e disimpegno che porta all’altro ingresso.
– Primo piano: comprende ascensore al piano con disimpegno, due monolocali e l’appartamento protetto costituito da tre camere da letto doppie, 3 bagni (nr. 6 posti di cui 2 utilizzabili da volontari/operatori) un locale con cucina e divano, una sala comune con affaccio sulla terrazza.
– Seminterrato: raccoglierà i servizi comuni in condivisione tra tutti gli abitanti della casa, come lavanderia, stenditoio, magazzino
– Sottotetto: sarà ripulito ed eventualmente destinato a magazzino
Soggetti coinvolti: disabili, famiglie, volontari, educatori, gruppo di coordinamento, assistente familiare, inquilini, centro civico, Cooperativa Lambro, Q.d.V., Associazione Uroburo, TikiTaka.
Il progetto TikiTaka, sostenuto dalla Fondazione di Monza e Brianza, sta creando una rete di associazioni attorno al tema dell’abitare delle persone con disabilità nel territorio di Monza e Desio. Nella logica della co-progettazione vengono coinvolte, oltre alle associazioni, le famiglie direttamente interessate raccogliendo problematiche e proposte. In questo contesto si inserisce anche la proposta di housing di Uroburo.
È previsto un Comitato Scientifico Universitario che possa verificare nel tempo il progetto e l’impatto sociale sul territorio, nonché la ricaduta di Welfare generativo.
Tempi di realizzazione: 18 mesi per la ristrutturazione; 1 anno per attivare il processo d’inserimento dei residenti (percorso per le famiglie e avvicinamento alla residenzialità)
Integrazione nella comunità e nel quartiere:
Uroburo, tramite l’orto solidale, ha già avviato collaborazioni con la Parrocchia e l’Oratorio, il Centro Civico e la Consulta di Quartiere, le altre Associazioni del Territorio, la scuola elementare Masih, la scuola media Bonatti, l’Istituto Professionale Borsa nonché con gli esercizi commerciali del quartiere.
Si continuerà a lavorare in questa direzione nell’ambito del quartiere ampliando i contatti per favorire la conoscenza reciproca che porterà i futuri residenti a far parte della comunità locale come persone integrate nel loro futuro luogo di residenza dove potranno anche portare il loro contributo in modo attivo.
ORGANIZZAZIONE
Associazione Uroburo Onlus, promotrice del progetto di residenzialità, ha sviluppato in questi anni una conoscenza diretta riguardante la situazione delle persone con disabilità nel contesto urbano di Monza grazie alla rete di relazioni intessute, al suo impegno di volontariato e ai suoi legami con la Cooperativa Lambro e con il Q.d.V. per la gestione del tempo libero. Ha potuto così raccogliere le richieste di aiuto delle famiglie, informazioni sulla situazione dei servizi per la disabilità nel territorio cittadino che conosce in modo diretto e approfondito essendo i componenti di Uroburo persone per lo più residenti in città. È inserita nell’ambito progetto TikiTaka, della costruzione di una rete che si occupa dell’accoglienza e dell’housing sociale
Materiale informativo sull’associazione, eventi organizzati e storia possono essere recuperati anche sul sito internet: https://uroburo-onlus.org/
Società Cooperativa Sociale Lambro gestisce un Centro Socio Educativo, servizio diurno destinato a persone adulte con disabilità psicofisica medio–lieve. Gli utenti del servizio partecipano ad attività educative che hanno come obiettivo la costruzione di competenze sociali e relazionali nella vita quotidiana che costituiscono prerequisito per progettare una vita autonoma. La Cooperativa Lambro curerà percorsi per le famiglie che vogliono approfondire la tematica del progetto di vita adulta per i loro figli avvalendosi degli operatori sociali ed educativi che in essa operano. Si terrà conto del fatto che alcuni utenti della Cooperativa stessa stanno già sperimentando brevi percorsi di autonomia avviati da altre realtà del terzo settore.
Materiale informativo sull’associazione, eventi organizzati e storia possono essere recuperati anche sul sito internet: http://www.cooperativalambro.it/
Associazione di volontariato Q.d.V. ovvero Quelli del Venerdì così chiamata dal giorno della settimana tradizionalmente dedicato dai suoi volontari alla Cooperativa Lambro dal 1985. Ha realizzato nel corso degli anni attività di tempo libero per gli utenti della stessa e non solo. In particolare nei fine settimana ha proposto gite, attività culturali coinvolgendo “gli amici di San Fruttuoso” con serate di conoscenza e approfondimento dei luoghi da visitare. Ultimamente proprio per sviluppare ulteriormente le autonomie ha organizzato delle cene in cui i ragazzi collaborano nella preparazione del pasto condiviso. Il Q.d.V. può contare su circa 80 volontari che saranno coinvolti nella conduzione della Residenza Uroburo.
Materiale informativo sull’associazione, eventi organizzati e storia possono essere recuperati anche sul sito internet: http://www.associazioneqdv.it/